domenica 28 febbraio 2010

Siamo sul pianeta Papalla...



Dove sono le donne che scelgono il marito con il calcolatore elettronico! Un po' come succede oggi con facebook.
Questa meravigliosa serie di caroselli ideati dal grande Armando Testa ci faceva sognare da piccini.
La sottile ironia di queste storie era assolutamente audace per l'epoca. Purtroppo la fabbrica dei televisori Philco è fallita lo stesso.

sabato 20 febbraio 2010

Da Carmencita al caffè globale



18 febbraio 2010 da Il Sole 24 ore

di Marco Ferrando

Il caffè lui lo preferiva ristretto, con un cucchiaino di zucchero girato a metà. Quando era fuori, se poteva, andava a berlo da Platti, locale storico a cinque minuti dalla sua casa della Crocetta, possibilmente seduto ma se non c'era tempo anche al banco. E quando pensava alle miscele da bar, aveva un sogno: fare bene come Costadoro, un'altra torrefazione torinese.
La tazzina era luogo d'affari ma anche di piacere per Emilio Lavazza, alias Mr Espresso, per quasi 40 anni al timone dell'azienda di famiglia e scomparso martedì sera a Torino (i funerali domani alle 11,30 nella parrocchia dei Santi Angeli Custodi). Classe 1932, cavaliere del lavoro dal 1991 e dottore (honoris causa) dal 1993, come fedelmente riportato dal giornalista de «Il Sole 24 Ore» Mauro Castelli nell'unica intervista catturata negli ultimi 15 anni, per tutti nei corridoi era semplicemente il "signor Emilio"; d'altronde lui, in Lavazza con compiti operativi dal 1955 fino al 2008, i suoi dipendenti li conosceva quasi tutti per nome e cognome, come vuole la miglior scuola del capitalismo familiare italiano. Un capitalismo di cui Lavazza è stato figura di riferimento ma anche profondo innovatore: lo sviluppo tecnologico accompagnato alla fedeltà a un solo prodotto, la crescita dimensionale e all'estero senza cedere alle lusinghe della borsa o alle avances di gruppi stranieri (ci provarono anche i tedeschi della Jacobs) hanno consentito al signor Emilio di prendere in mano l'azienda quando vendeva la metà del suo caffè in Piemonte e di lasciarla forte di un fatturato oltre il miliardo in 90 diversi paesi.
«Al dna di un imprenditore straordinario sapeva unire l'ironia, la giovialità, la capacità di comunicare con la gente», dice Marco Testa, a capo dell'azienda che da più di mezzo secolo cura le campagne pubblicitarie del marchio Lavazza. Non a caso era stato proprio Emilio, appena entrato in fabbrica, a convincere il padre Giuseppe ad affidarsi alle mani sapienti di Armando Testa: insieme, nascono un'amicizia e un sodalizio che prima sbanca su Carosello con Caballero e Carmencita e poi vede Nino Manfredi coniare il memorabile «più lo mandi giù, più ti tira su». Nel 1994, il lancio della campagna ambientata in paradiso, una novità assoluta: «Per la prima eravamo nella nostra sede, nel teatro Cabiria», ricorda Testa. «C'era tutta la famiglia Lavazza schierata insieme con il top management. La campagna, con il richiamo all'aldilà, non era di immediata comprensione ma Emilio non ebbe neanche un sussulto: già durante la proiezione gli luccicavano gli occhi, e alla fine il suo sì fu incondizionato».

Il segreto? «Ha saputo pensare in grande, e immaginare lo sviluppo dell'azienda anche là dove richiedeva di introdurre innovazioni radicali», sintetizza Alfredo Vanni, primo chimico a essere assunto in corso Novara e oggi responsabile R&S. È con lui che Emilio, per più di vent'anni, ha inventato tutte le nuove miscele: «Diamo il via alle danze», diceva, e si partiva con assaggi di 20-25 tazzine alla volta.

Lavazza, marchio conosciuto dal 99% degli italiani, ha chiuso il 2009 con un fatturato di 1,1 miliardi (in linea con il 2008) e un margine operativo del 13%: la borsa resta off limits, le acquisizioni avvengono cash e ci si tiene lontani da operazioni ritenute troppo rischiose, come l'acquisto del Torino Calcio, soluzione per ora destinata a rimanere nei sogni del popolo granata. Al timone c'è la quarta generazione dei Lavazza e la quinta si scalda i muscoli; proprio come voleva Emilio: «Mi piacerebbe – confidava nella sua ultima intervista – che l'azienda continuasse a espandersi seguendo le politiche portate avanti da papà e che tutti, figli e cugini, viaggiassero in perfetta sintonia».

venerdì 19 febbraio 2010

Calimero



Calimero appare per la prima volta in TV il 14 luglio 1963. Gli autori di questo personaggio sono: Nino, Toni Pagot e Ignazio Colnaghi. La grafica è di Nino e Toni Pagot. Comparso originariamente nelle animazioni pubblicitarie della società di detersivi Mira Lanza in Carosello.
La notorietà di Calimero è molto elevata per tutti gli anni sessanta e almeno fino alla metà degli anni settanta, tanto da far entrare nel lessico collettivo sia il nome del personaggio, sia alcune frasi celebri come "Tutti ce l'hanno con me perché sono piccolo e nero... è un'ingiustizia però".
Oltre alle storie originali di Carosello, con questo personaggio sono stati realizzati 290 episodi a colori, doppiati in diverse lingue. In Giappone, poi, la Toei Doga con lo Studio Rever produsse una serie televisiva di 47 puntate tra il 1974 e il 1975,[2] ed una seconda di 52 fra il 1992 e il 1993, in coproduzione con la RAI e le società Telescreen Japan, TV Tokyo e Mitsui;[3] ancora oggi Calimero è un personaggio molto noto in Giappone come in Italia.

mercoledì 17 febbraio 2010

Come nasce questo Blog

Questo Blog nasce su richiesta di alcuni tra tanti assidui frequentatori della pagina dedicata a "Carosello" su Facebook.
Ad oggi la fan page conta ben 17.319 iscritti.

Tutta questa partecipazione verso qualcosa - che è un dolce ricordo per molti di noi - è giunta inaspettata.

Con questo Blog si vuole dare più spazio ai tanti utenti che hanno voglia di scambiarsi tanti ricordi emozionanti di un'infanzia vissuta in un tempo che non tornerà mai più.

Speriamo di riuscire a rendere partecipanti attivi almeno i più sfegatati tra voi amici e fans di quel meraviglioso momento che quando eravamo piccini abbiamo tanto amato.

E dopo Carosello... Tutti a nanna!